I quattro gentiluomini della cerimonia del tè cinese

La cerimonia del tè cinese nasce dal compenetrarsi di filosofie e dottrine religiose. Per lo più confucianesimo, taoismo e buddismo, ma indipendentemente dall’ottica con cui viene vista e vissuta, il rapporto con la Natura è sempre stato e sempre sarà prioritario per i bevitori di .

In particolare si ritiene che al centro del rapporto tra Uomo e Natura vi siano “I Quattro Gentiluomini“. Costoro sono tre elementi naturali chiave che non mancano mai sul tavolo del o nei giardini delle migliori sale da tè orientali o ancora nelle poesie e nei poemi legati alla nostra amata bevanda.

Il primo “gentiluomo” è Meihua (梅花) cioè il fiore di prugno.
Esso è particolarmente significativo in quanto è il primo fiore a sbocciare alla fine dell’inverno e ci segnala l’imminente arrivo della primavera.
Il fiore di prugno è anche detto il fiore delle tre virtù e delle cinque felicità.

E’ spesso visibile anche sotto un manto di neve con il suo stupendo colore rosa acceso o più tenue, dimostrando grande tenacia e resistenza: per questo le virtù che gli sono collegate sono orgoglio, indipendenza e coraggio.
I suoi fiori hanno cinque petali e ognuno di loro simboleggia una delle cinque felicità: buona fortuna, prosperità, longevità, felicità e ricchezza.

Il secondo “gentiluomo” è Zhuzi (竹子), cioè il bambù.
Esso non ha un tronco poderoso né grandi e importanti ramificazioni, tuttavia riesce a propagarsi in qualunque terreno e svetta spesso verso il cielo, impavido e temerario nonostante la piccola mole del tronco.
Questo perché ha una caratteristica che lo rende davvero unico: il bambù è flessibile.
Durante le intemperie il suo tronco flessibile può oscillare e piegarsi molto, ma proprio questo è il suo punto di forza: il bambù si piega ma non si spezza.
Così dovrebbe essere l’uomo. Un uomo non potrà far altro che piegarsi nelle intemperie della vita, ma dovrà essere abbastanza “flessibile” da raddrizzarsi e non spezzarsi mai.

Il terzo “gentiluomo” è Lanhua ( 兰花 ), cioè l’orchidea.
Confucio disse: “le orchidee crescono nelle valli profonde e non smettono mai di emanare la loro fragranza anche quando nessuno si trova nelle vicinanze; i principi e la virtù dei gentiluomini non dovrebbero cambiare a causa della miseria”.

Infine c’è il quarto “gentiluomo” che è il più importante e il più amato: Songshu (松树), cioè il pino.
Il pino è considerato un albero che invecchia bene, ha un corpo possente, cresce e si sviluppa in ogni tipo di posto e può affrontare qualunque avversità : proprio come dovrebbe essere l’essere umano. Il pino è stato usato da tutte le dottrine cinesi, giapponesi e coreane, non solo visivamente per la sua figura forte, ma anche a livello uditivo.
Il suono del vento tra i pini è un rinomato simbolo di saggezza per bevitori del tè.

Molti poeti hanno usato il pino nelle loro poesie legate al tè, quindi vi lascio con una poesia di Yang Wantil:

“Sto camminando lentamente nel tempio tranquillo,
l’ombra del vecchio pino cade nella tazza di tè”

Chi volesse studiare la cerimonia del tè cinese può farlo presso la Scuola di Cerimonia del Tè Jaku

Lascia un commento